Oltețului 15, camera 305
1.
come un mesto, maestoso uccello marino
la sfortuna plana sul
dormitorio degli uomini soli
di strada oltetzului 15.
qui non ci sono che quelli
come noi. qui
la vita si beve e la morte si
dimentica.
e non si sa mai chi è contro
chi, chi con
chi, né quando né perché.
solo il vento a volte porta
odore di fumo e stridore di armi
dai campi catalaunici.
quando sali da me, amico,
stai attento: alla porta ti accoglieranno
i pidocchi di san josé. c’è
il custode qui. ti si butterà ai
piedi. ti dirà dammi cinque
lei capo che ti porto sull’altra riva, la porta
è chiusa, questi mi lasciano
sempre fuori, mi hanno imprigionato fuori.
tu non ci credi, amico, tu non
sai, ieri è venuto l’amministratore
ha spadroneggiato su tutto il
pianerottolo, adesso lui è quello che comanda
in questa camera, su questa
nave maledetta sotto cui l’acqua si è ritirata
e si è pietrificata qui, al
terzo piano.
allora lo paghi, amico, ha
lui il timone e si dondola di continuo,
come una volta quando la nave
ondeggiava sulle acque.
e se bestemmia lo ascolti
devoto: lui quando bestemmia
prega, così come fanno tutti
qui.
così farai anche tu presto.
qui non ci sono che quelli
come noi.
qui la vita si beve e la
morte si dimentica
solo in rari istanti di
pentimento e fede, la notte
i muri si assottigliano, si
allungano, si innalzano
come un sudario tremante
vestito di un corpo non terreno.
ma non si sveglia nessuno e
di mattina il dormitorio è di nuovo una
camicia sgualcita, dalle cui
tasche usciamo solo noi e basta
solo noi e basta.
qui non ci sono che quelli
come noi.
qui la vita di beve e la
morte si dimentica.
12 ottobre 1992
torno a casa dopo anni e anni
di
cammino per bucarest
e torno con una sacco vuoto in
mano
e lei appare sulla soglia e mi
dice ma
tesoro mio, dicevi che avresti
guadagnato,
dicevi che tu in due anni
avresti guadagnato quanto gli altri in quattro
e ora
guarda non porti nulla.
ma guardate cari, non ho
guadagnato davvero niente.
e porto a casa così tanto
niente quanto
nessun altro ha potuto
raccogliere in questi due anni.
non ho potuto nemmeno
trasportare da solo tutto
il
niente che ho guadagnato.
dietro di me ci sono carri
stracolmi di niente,
quasi schiantati dal peso.
quando si scaricheranno nel
nostro cortile,
nessuno
avrà tanto niente come noi.
in un anno o due sarà più
ricercato dell'oro.
lo venderemo solo al prezzo
più alto.
siatene certi, cari, tanto
niente non ce l'ha nessuno.
ho passato due anni a
raccoglierlo pensando solo a voi.
12
ottobre 1992
sono un uomo solo. non c’è
nulla di cui vantarsi. solo ci sono
orde di infelici che vagano e
cercano
altri infelici - solo che tra
infelici e infelici
esistono
numerose soglie di infelicità,
alcuni hanno molti soldi,
altri hanno speranze
vane - non esistono infelici
di un solo tipo.
e quando, nonostante tutto, si
uniscono,
gli infelici fanno
rivoluzioni, dopo di che
gli si porta via tutto.
perché
i tuoi occhi sono grandi e non guardano questo mondo.
per
questo ti ho amato così tanto.
perché
dalla finestra non hanno guardato
mai
nessuno in questo mondo.
fossi
stata solo un velo di erbe galleggianti
ed io
non fossi stato altro che l’acqua che ti trasporta
e ti
dondola mentre scorri, per non farti più svegliare.
fossi
stato solo l’acqua che ti trasporta.
e
quando arriva l’autunno e chiude
la
soglia appassita della tua bocca,
io ti
porterò a riva, così non scorrerai,
quando
arriva l’autunno, su altre acque.
che
sia io l’unica lacrima con cui ti piangano.
però
una lacrima grande, che porti con se una volta
anche
l’occhio che ti piange.
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