martedì 5 febbraio 2013

 

Oltețului 15, camera 305


1. come un mesto, maestoso uccello marino
la sfortuna plana sul dormitorio degli uomini soli
di strada oltetzului 15.

qui non ci sono che quelli come noi. qui
la vita si beve e la morte si dimentica.

e non si sa mai chi è contro chi, chi con
chi, né quando né perché.
solo il vento a volte porta odore di fumo e stridore di armi
dai campi catalaunici.

quando sali da me, amico, stai attento: alla porta ti accoglieranno
i pidocchi di san josé. c’è il custode qui. ti si butterà ai
piedi. ti dirà dammi cinque lei capo che ti porto sull’altra riva, la porta
è chiusa, questi mi lasciano sempre fuori, mi hanno imprigionato fuori.
tu non ci credi, amico, tu non sai, ieri è venuto l’amministratore
ha spadroneggiato su tutto il pianerottolo, adesso lui è quello che comanda
in questa camera, su questa nave maledetta sotto cui l’acqua si è ritirata
e si è pietrificata qui, al terzo piano.
allora lo paghi, amico, ha lui il timone e si dondola di continuo,
come una volta quando la nave ondeggiava sulle acque.

e se bestemmia lo ascolti devoto: lui quando bestemmia
prega, così come fanno tutti qui.
così farai anche tu presto.

qui non ci sono che quelli come noi.
qui la vita si beve e la morte si dimentica

solo in rari istanti di pentimento e fede, la notte
i muri si assottigliano, si allungano, si innalzano
come un sudario tremante vestito di un corpo non terreno.

ma non si sveglia nessuno e di mattina il dormitorio è di nuovo una
camicia sgualcita, dalle cui tasche usciamo solo noi e basta
solo noi e basta.

qui non ci sono che quelli come noi.
qui la vita di beve e la morte si dimentica.



12 ottobre 1992

torno a casa dopo anni e anni di
cammino per bucarest
e torno con una sacco vuoto in mano
e lei appare sulla soglia e mi dice ma
tesoro mio, dicevi che avresti guadagnato,
dicevi che tu in due anni avresti guadagnato quanto gli altri in quattro
e ora guarda non porti nulla.

ma guardate cari, non ho guadagnato davvero niente.
e porto a casa così tanto niente quanto
nessun altro ha potuto raccogliere in questi due anni.
non ho potuto nemmeno trasportare da solo tutto
il niente che ho guadagnato.

dietro di me ci sono carri stracolmi di niente,
quasi schiantati dal peso.
quando si scaricheranno nel nostro cortile,
nessuno avrà tanto niente come noi.

in un anno o due sarà più ricercato dell'oro.
lo venderemo solo al prezzo più alto.
siatene certi, cari, tanto niente non ce l'ha nessuno.
ho passato due anni a raccoglierlo pensando solo a voi.



12 ottobre 1992

sono un uomo solo. non c’è nulla di cui vantarsi. solo ci sono
orde di infelici che vagano e cercano
altri infelici - solo che tra infelici e infelici
esistono numerose soglie di infelicità,

alcuni hanno molti soldi, altri hanno speranze
vane - non esistono infelici di un solo tipo.

e quando, nonostante tutto, si uniscono,
gli infelici fanno rivoluzioni, dopo di che
gli si porta via tutto.



perché i tuoi occhi sono grandi e non guardano questo mondo.
per questo ti ho amato così tanto.
perché dalla finestra non hanno guardato
mai nessuno in questo mondo.

fossi stata solo un velo di erbe galleggianti
ed io non fossi stato altro che l’acqua che ti trasporta
e ti dondola mentre scorri, per non farti più svegliare.
fossi stato solo l’acqua che ti trasporta.

e quando arriva l’autunno e chiude
la soglia appassita della tua bocca,
io ti porterò a riva, così non scorrerai,
quando arriva l’autunno, su altre acque.

che sia io l’unica lacrima con cui ti piangano.
però una lacrima grande, che porti con se una volta
anche l’occhio che ti piange. 




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