venerdì 8 febbraio 2013

londra parigi new york

          Una luce assassina s’infrange di fronte alla porta oltre la quale siamo
e la nostra vita prende forme inaspettate.
Bolle d’aria, licheni (metà alga, metà fungo)
                 s’incollano alla pelle sotto forma di quanti anni abbiamo
e si dividono di nuovo realmente dalle cellule cancerogene.

Viene la notte, per bambini e cercatori di vene
                     per donne e bambini.
Il cervello di oro, i polmoni di zolfo
rallentano. Il neon bianco, lattiginoso scorre su palazzi e orbite.
                 La follia
e la felicità del perire – un disegno in un WC, un’auto importata.
La maturità e la vita, vale a dire
molto più sudore e molti più preservativi.
La rete fitta di nervi
precipitata sulla città, sempre più sottile.

Sul mio pacco di sigarette c’è scritto londra parigi new york
ma nel mio cuore c’è scritto romania
una lanugine storica a coprire le statue
un testamento che di colpo ti fa
                  padrone dei tesori del mondo
una maschera antigas solo e soltanto per me

(ma non è niente
quando invecchierò mi libererò
e fino ad allora non è poi molto)

il corpo è pesante ed aspro come una mano di sale
da dove questo film di donna
di adolescente in ritardo e morboso?
le sigarette costose danno il rispetto per se stessi
il pensiero che posso cambiare la mia vita,
che posso farla complicata

come il bilancio di un’azienda prospera
produttiva e utile come una trebbiatrice

di fronte a me la Stazione centrale scintilla nella notte
una fortezza protetta come in “sobieski e i romeni”
dice uno e tutto cambia
di colpo, come dopo un bagno di acido rivelatore
perché si sta male, davvero male
perché da un po’ non se ne può più
perché lo sapevo ma comunque non ho voluto crederci
perché così.

ho fumato tutte le sigarette e la mia carne è triste
anche se inconsapevole come un cavallo portato al mattatoio
                       anche se ancora giovane
un diesel in fiamme illumina il parco di fronte alla stazione
intorno a lui si affollano i bambini di strada
guardandolo come un’alta meraviglia.
I cercatori di vene contano i soldi
fatti cercando le vene
le donne e i bambini dormono stretti uno nell’altro
come piccole arachidi nel mezzo della notte.

E poi piccoli gemiti che nessuno
può fermare
e poi le storie con réclame luminose e marciapiedi
distrutti da un sorriso di donna
e poi piccoli topi sulla retina
ad aspettare la mattina e poi la notte
                           e poi la mattina e poi la notte

ma  non è niente

quando invecchierò mi libererò

e fino ad allora non è poi molto.







[quando non c’è più niente]

quando non c’è più niente
e i tram gocciolano d’alcool
così vicino così vicino
allora lascerò
il mio cuore agli avventisti delle madri
e agli studenti poveri
il mio cuore ai pacifisti con gli occhi come il sole
il mio cuore nero come un fiore di città
a quelli prossimi e alle loro famiglie
alla generazione beat ai bambini di strada ai punk del tnb
perché lo mangino
fino a farsi
come petru groza.








[la paura ci ha unito in uno solo]

la paura ci ha unito in uno solo
la paura delle talpe delle siringhe
di quelli che ci obbligano a smettere fumare
paura di lobotomia paura di paralisi
del signor contabile
di non crepare se non dopo i trent’anni
la paura terribile di quelli che ci proteggono
paura dell’uomo-uccello
paura di bob di twin peaks

paura donna con i capelli rossi con le mani rosse
                 con la barba rossa con
tacchi alti e collant di lycra
che si sfrega sulla zip dei tuoi jeans
                 che mi passa piano una mano tra i capelli
il ragno vivo morto che esce da me

la paura ci ha unito in uno solo
lungo le unghie
uovo con unghie
mirto con unghie carnose
tu vai oltre il ventre dei nostri giorni del
                    ghigno senza errore
tu sei il mosto che cola dalle caviglie della camera
e la piccola morte che batte i denti alla finestra.
 



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