alessandria
(il canto del poeta)
ho sognato stanotte nella
città di alessandria
i greci di periferia degna
stirpe degli antichi greci
mi erano datori di
riconoscenza e molte dracme
i greci tutti per me avrebbe
attraversato il mediterraneo
mi sono sognato in un
palazzo bianco e in rovina – cieco ad un tavolo
in un caffe nel quale sono
invecchiati senza riuscire a sapere
e i cani del panettiere e
l’orgoglio di konstantinos p kavafis (poeta di fama)
e tutto ciò che può ancora
invecchiare in una grande città
come alessandria in un
palazzo bianco e in rovina
il
proprietario
di un milione di piccolle
chiavi arrugginite
i capelli me li accarezzavi
tra le lacrime
con i miei occhi azzurri hai
iniziato a giocarci
senza fretta e senza troppa
crudeltà
di notte di notte nella
citta di alessandria
l’amministratore spiega
in cosa consta di fatto la sua vita
(resoconto assolutamente
onesto)
trasportare un vecchio
armadio dal salone al ballatoio
perché mi assilla
ultimamente
così tanto – solo avevo
previsto tutto
fino ai minimi dettagli
“fino al limite oltre il
quale non si può passare”
il cervello e il pruneto in
fondo al giardino
seta verde e colpisce il porco dritto sulla
zucca!
il lago e l’affollarsi di
fantasie oscure: animalesche amore mio
perché di freddo di fame e
anche di proiettile
non si muore più – comunque
trasportare
un armadio dal salone al
ballatoio
e la soglia smussata il
sorriso sul punto di rapprendersi
e il piede tira via il piede
e accogli gli dei
ho previsto tutto fino ai
minimi dettagli
trasportare un vecchio
armadio dal salone al ballatoio
la mia vita
darò fuoco ai miei vestiti di
nuovo cambierò identità
quanto onore e quanta gloria
– ho previsto tutto
“che riposi in pace dio lo
faccia riposare in pace
magari avremo anche noi dopo
di lui qualcosa da guadagnare”
opinioni in merito a
guillaume
cantano i galli. l’alba si
avvicina. umile
guillaume tornerà nel grembo
di sua madre.
guillaume tra i fiori
selvatici. una piccola riverenza
e una manciata di caramelle
per guillaume. una bicicletta.
ci aveva avvertito da molto:
si avvicina l’alba viene l’alba.
stava sull’attenti con la
mano fissata al berretto. il nostro
subalterno guillaume. il
bambimo guillaume. questa bestia
senza scrupoli. e ora vola
con le nostre ali. con
la nostra bicicletta.
l’amministratore può
mettersi nei guai in ogni momento
al diavolo amministratore
sono io la realtà proprio la realtà palpabile
manifestazione dell’idea nel
sensibile (hegel lezioni fenomenologia)
sono quella con le orecchie piccole
con leprotti e marmote di plastilina
sono quella con le parole più dolci
e se m’innervosisco e passo
sul marciapiede di fronte dicendoti
per prima cosa:
amministratore non voglio più stare con te
tu che fai? i coniglietti si
sciolgono le marmotte fuggono lontano
nel loro paese dove parole
dolci non ne senti più
orecchie piccole in cui
strillare non ne trovi più
perciò al diavolo
amministratore io sono la realtà palpabile
sono quella con le orecchie piccole
con leprotti e marmote di plastilina
sono quella con le parole più dolci
guillaume ha incontrato
margareta
da uomo realmente solitario
– così come lo rendevano
quasi tutti gli avvenimenti
della sua esistenza fino a ieri
guillaume ha iniziato pian
pianino a fiorire: ha incontrato margareta
baciando perdutamente i
talloni di margareta
quando spoglia margareta
sembra levare la pelle al mondo
poi la sua battaglia con
l’angelo elie
la grotta e la gola
e il ferro da stiro con cui
stira lui la gonna azzurra di margareta
“impara da me ora a guardare
al di là dell’alto recinto
il bosco avvizzito – ininterrottamente”
***
non guardarmi quando nudo
dalla testa ai piedi
faccio il bagno. non vedrai
altro che delle braccia lunghe – stremate
dal lavoro. un’unghia nera .
e questa cicatrice rossa
che mi solca il petto.
perché non vedrai nulla.
tu guardami quando nudo ai
raggi della luna
suono il violino per te.
allora vedrai due serpenti involgersi
intorno a te. una stella
nera nera. e il frutto rosso
che mi preme la fronte.
perché non vedrai nulla
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